23 dicembre 2015

“Non sembra esserci nessun altro alimento che occupi così tanta terra e presenti così pochi vantaggi per l’umanità come lo zucchero.”

Stiamo parlando di una coltura che oggi copre 26.942.686 ettari del Pianeta ed è, per estensione, la terza coltura mondiale (dopo grano e riso).

Lo zucchero diventa un alimento problematico che è correlato con notevoli problemi di salute da quando è consumo di massa, cioè dal 1800. È infatti alla radice di quella che è un’emergenza sanitaria globale: l’obesità, che è oggi correlata a diabete, cardiopatie, cancro, demenza. Se leggiamo l’evoluzione della dieta umana e la co-evoluzione fra essere umano e cibo, per millenni osserviamo che la nostra dieta è stata quasi totalmente priva di zuccheri e poverissima di carboidrati raffinati (fra i quali lo zucchero è uno dei principali).

La canna da zucchero è probabilmente stata coltivata per la prima volta in Papua Nuova Guinea, circa 10.000 anni fa. 2.500 anni fa lo zucchero raffinato con un procedimento chimico veniva inventato per la prima volta in India. Da lì si spostò a est in Cina e a ovest in Persia. Arrivò nel Mediterraneo solo nel XV, considerato come spezia rara e preziosa, prodotta inizialmente a Cipro e in Sicilia.

Nel XVII i Portoghesi fecero del Brasile la terra di elezione della canna da zucchero e della produzione di zucchero raffinato, legato al sistema di lavoro e produzione fondato sul lavoro schiavo: fra il 1501 e il 1867, agli albori dell’epoca moderna e come marchio indelebile di questa fase dell’umanità, furono trasferiti dall’Africa nelle Americhe 12 milioni di schiavi per lavorare nel sistema delle piantagioni. Da lì la produzione di zucchero si diffuse nei Caraibi. L’America Latina per secoli soddisfece le esigenze di zucchero dei mercati europei.

Era un tipico alimento di cui “nessuno aveva bisogno, ma che tutti volevano”.

Oggi, a sostenere la sua continua produzione, c’è la spinta degli interessi di potentissime imprese, che peraltro, soprattutto in Europa, lo ricavano maggiormente dalla barbabietola, piuttosto che dalla canna.

Lo zucchero è rimasto un prodotto legale e non percepito come pericoloso. Addirittura oggi è onnipresente in quasi tutti gli alimenti industriali dolci o salati che siano. È, potremmo dire, uno dei fondamenti del nostro stile di vita.

Molti consumatori si orientano oggi a zuccheri di canna, piuttosto che di barbabietola, non raffinati, ma più integrali: hanno il vantaggio di non essere totalmente impoveriti (come ogni prodotto “bianco”, raffinato), privati di tutte le sostanze nutritive (lo si riconosce dall’aroma che sprigionano a differenza dei prodotti bianchi che sono inodori) e di non subire processi di sbiancatura, molto aggressivi chimicamente.

Peraltro sempre più persone, consapevoli dei danni che lo zucchero comporta soprattutto per i bambini, hanno iniziato semplicemente a farne a meno o a sostituirlo con altri dolcificanti naturali.

Il processo di autorizzazione all’uso di alcuni di loro - la stevia in particolare- è stato difficile e tortuoso, perché osteggiato dalle multinazionali dello zucchero, fino a quando non si sono attrezzate per produrre loro stesse questi dolcificanti. La stevia, un’erba da secoli usata in America Latina come dolcificante, senza far male a nessuno, non veniva per esempio accettata fino a pochi anni fa nella Comunità Europea. Ancora adesso, per uso alimentare, non viene ammesso l’uso delle foglie che chiunque può tenere sul balcone, ma solo l’estratto di stevia, ricavato industrialmente da imprese appartenenti per la maggior parte alle stesse multinazionali dello zucchero…

Per le citazioni di questo testo e in generale per questo articolo è stato molto utile: M. Horton, A. Bentley, P. Langton, The Conversation , Australia, riportato da "Internazionale", 13/11/2015, p. 102.