1 marzo 2017

Parliamo di mandorle, una delle colture tipiche della nostra terra, specialmente nelle varietà locali pizzuta, fascionello e romana, tutte dal guscio particolarmente duro.

Anche questa coltura vive di prezzi ballerini e a farne le spese sono produttori e trasformatori. La raccolta, quando non meccanizzata, è una delle più faticose: avviene in agosto sotto il sole cocente. Ormai quasi solo gli immigrati si adattano a questo lavoro anche con salari bassissimi e in condizioni molto dure.

Il progetto nasce da quattro aziende: due agricole (Michele Modica e Emanuele Sparacino) alla ricerca di una modalità condivisa e dignitosa di raccogliere e sgusciare le loro mandorle, di una remunerazione che permetta di pagare correttamente i lavoratori e della tracciabilità di prodotto (significa la certezza che, se si portano a far sgusciare le mandorle, si abbiano indietro le proprie e non altre). Le altre due sono cooperative sociali, una di commercio equo (Quetzal) e una carceraria (Sprigioniamo Sapori), che utilizzano le mandorle per le loro produzioni dolciarie: volevano mandorle locali, biologiche, eticamente prodotte.

Il sogno era di applicare i principi del commercio equo (prezzo trasparente, giusto e stabile) anche all’agricoltura del nostro Paese.

Nell'aprile 2016 si sono costituite in un Contratto di Rete che si chiama Filiereque Iblee con sede a Modica.

A settembre aprono un laboratorio di sgusciatura e confezionamento, certificato BIO da ICEA, nel quale lavorano stagionalmente due operatori all’acquisto e sgusciatura e due operatrici al confezionamento.

Hanno realizzato un sistema di controllo e garanzia sull’eticità della filiera e un sistema di tracciabilità del prodotto.

Il laboratorio fornisce anche per conto terzi la sgusciatura con tracciabilità di prodotto e il confezionamento ai produttori interessati a questi servizi.

Partiti dalla filiera della mandorla, l’idea è di estendersi anche ad altre colture autoctone e alla tutela in particolare delle loro varietà locali, selezionate nei secoli e adattate alle condizioni locali, con rese inferiori, ma senza necessità di irrigazione.

Ci interessa coinvolgere soprattutto decine di piccoli produttori del nostro territorio insieme ad alcuni medio-grandi, ma i piccoli sono per noi importanti perché se non troveranno condizioni di guadagno e di servizio diverse da quelle attuali, nei prossimi anni abbandoneranno le colture tradizionali (e l’agricoltura tutta) con grave danno anche per il paesaggio e l’ambiente.

Gli obiettivi del progetto Filiereque sono:

- uscire dalla logica da materia prima coloniale cioè: una produzione senza valorizzazione e con scarso consumo locale, fermare l’oscillazione dei prezzi, evitare prezzi ai produttori identici a quelli di 30-40 anni fa;

- alimentare un circolo virtuoso che redistribuisca meglio la redditività di un prodotto fra i vari attori della filiera senza interessi speculativi e che alla fine permetta anche di pagare correttamente gli operai impiegati in agricoltura.

Il Contratto di Rete fra aziende diverse è lo strumento che permette di:

- mettere insieme vari pezzi della lavorazione del prodotto utili all’intera filiera e vari interessi (chi produce e chi cerca materia prima da trasformare);

- garantire e verificare la tracciabilità qualitativa ed etica di tutta la filiera;

- fissare, far valere e comunicare il prezzo trasparente del prodotto;

- dedicarsi alla promozione e valorizzazione culturale dei prodotti;

- portare una sostanziale innovazione di sistema nelle filiere agricole.

Per ordini contattare: filierequeible@gmail.com