11 dicembre 2015

Uno dei pilastri del commercio equo e solidale è che il consumatore possa verificare come si compone il prezzo finale del prodotto che acquista, possa cioè in modo trasparente sapere come il costo del prodotto si distribuisce nella filiera che porta alla realizzazione dello stesso.

Le voci di cui il prezzo del nostro cioccolato si compone sono le seguenti:

  1. le materie prime (massa di cacao, zucchero e spezie)
  2. la manodopera
  3. gli imballaggi (pellicola per alimenti, scatole varie)
  4. i costi delle certificazioni (bio, veganok, senza glutine)
  5. le spese vive della cooperativa, cioè le utenze (acqua, energia elettrica), affitti o mutui, costo dei consulenti
  6. l’iva (imposta nazionale che per il cioccolato è al 10%)
  7. un margine di guadagno netto che quando vendiamo direttamente va tutto alla cooperativa, ma se vendiamo (come avviene ovviamente per la maggior parte della nostra produzione) a un distributore o a un rivenditore va in parte alla Cooperativa e in parte a questi soggetti (rispettivamente ai distributori il 35-40%, ai rivenditori il 25-28%).

Esprimiamo il valore della voce in percentuale perché durante l’anno, al variare di alcune voci (le materie prime per esempio possono oscillare di costo da una fornitura all’altra) e rimanendo uguale il prezzo finale, ci possono essere degli aggiustamenti interni, ma a grandi linee quella indicata resta la ripartizione.

Il prezzo trasparente è molto importante anche per valutare se un prodotto costa caro o meno, perché ognuna delle voci implica da parte del produttore delle scelte che devono essere conosciute dal cliente per poter scegliere a sua volta fra prodotti diversi.

Le materie prime nel nostro caso presentano una percentuale alta sul costo finale (con un picco per la baretta con manna senza zucchero e per la barretta con i pistacchi), perché ci teniamo che la loro qualità organolettica ed etica sia alta e riteniamo che un cioccolato semplice come quello di Modica necessiti di materie prime ottime.

Il costo della manodopera è un altra voce molto sensibile (altissima per i cioccolatini che vengono incartati uno a uno e per le barrette con la frutta secca che va tostata prima e messa barretta per barretta negli stampi) per due motivi: con la nostra cioccolata parliamo di un prodotto artigianale, fatto a mano, non industriale. Non ne possiamo materialmente produrre più di 700 pezzi in 4 ore di lavoro giornaliere. Di un cioccolato industriale con adeguati macchinari se ne possono produrre 700 pezzi al minuto.

Secondo motivo: tutti i nostri dipendenti, che sono anche soci della Cooperativa, sono assunti a tempo indeterminato con il contratto dell’artigianato, che prevede ferie, malattia, tredicesima e quattordicesima; per scelta lavorano part-time, essendo mamme che vogliono anche avere del tempo da dedicare alla famiglia. Alcune scelte di produzione servono anche a creare più posti di lavoro, non ad eliminarli abbassando così i costi del lavoro (non esternalizzare la lavorazione degli agrumi per esempio, non abbandonare il confezionamento a mano della linea Quetzal). La nostra Cooperativa nasce per creare lavoro “pulito” non avrebbe senso se adottasse politiche di riduzione del personale o di contenimento dei costi del lavoro!

Nell'allegato la tabella che illustra le percentuali delle singole voci per ogni barretta.